Il sentiero dell'agro reggino
Il sentiero dell'agro reggino
a cura di Alfonso Picone Chiodo
Club Alpino Italiano - Sez. Aspromonte - Edimedia
La visita del territorio reggino è, per gli abitanti di Reggio, un fatto doveroso, anche se del tutto infrequente. Perchè nelle campagne e sui colli attorno alla città si è condensata tutta la storia della nostra gente, fatta di saggezze umili e quotidiane, di fatica e di pazienza. Pertanto, chi percorre questi luoghi, può ricavare, come da una pista magnetica, un discorso, anzi, una musica, che lo meravigliano, lo commuovono, lo affascinano. Occorre, quindi, precisare che l'atto del camminare, specialmente qui nell' agro reggino (ma forse anche in ogni luogo della terra), non va compiuto alla ricerca di un godimento fisico, ma di quel divertimento che significa allontanamento dalle vicissitudini delle preoccupazioni quotidiane per l'acquisizione di una maggiore ricchezza interiore: è, perciò, un'esperienza spirituale, quella che di solito si considera oggetto esclusivo dei pellegrinaggi religiosi.
La storia di cui parlano i luoghi attorno a Reggio è quella di una lunga soggezione a secolari potentati, i quali costringevano contadini e pastori ad una vita quanto più possibile oggettivata nel lavoro prodotto; ma gli asceti e gli uomini di cultura del tempo in cui qui si parlava correntemente il greco e l'arabo, hanno creato e riversato tra la gente una tradizione di valori spirituali: essi hanno permesso che, al di là di ogni brutalità dei signori vessatori, la povertà, la semplicità, la fatica, divenissero virtù ed ispirassero intellettualità, e perciò letteratura, religiosità, e perciò preghiera.
La brutalità dei rapporti oggi si è rovesciata e pertanto, nella comune opinione, il popolo sostiene o sopporta e comunque conserva il deprecato costume mafioso. Si tratta di una malattia dell'ultimo mezzo secolo e proprio il pellegrinaggio attraverso i luoghi del territorio reggino può permettere di scoprire e di riproporre i valori tradizionali della nostra gente. Essi si chiamano semplicità di gusto, capacità di creare schemi decorativi umili e intensi, accoglienza del forestiero, ospitalità, accettazione del dolore. Questi valori parlano negli incontri discreti, durante le visite affettuose, in momenti di pausa che si accontentino di umili cibi (il meraviglioso biscotto a caponata !) e di immagini minori (la capra, un tempo l'asino, le tegole sui tetti, uno scorcio dello Stretto).
Infatti il paesaggio dell'agro reggino è un bene prezioso, ma fragile come un ninnolo; chi comprende questi valori, se da una parte torna a casa trasformato e interiormente arricchito, dall'altra non potrà che piangere di fronte agli scempi che la classe reggina benestante e ignorante di se stessa e della sua dignità di popolo ha saputo compiere con l'aiuto del bulldozer e della betoniera.
Prof. Domenico Minuto